Rispose: io non lo so, nè so a che attribuire la causa, se non a quella aqua che mi diede da bere; perchè V.S. Ma dalla storia, per quanto possa esser succinta, d'un avvenimento complicato, d'un gran male fatto senza ragione da uomini a uomini, devono necessariamente potersi ricavare osservazioni più generali, e d'un'utilità, se non così immediata, non meno reale. Che cosa gli disse quando gli consegnò il detto vasetto d’onto? Eran dunque da capo, come se non avessero fatto ancor nulla; bisognava venire, senza nessun vantaggio, all’investigazion del supposto delitto, manifestare il reato al Piazza, interrogarlo. In occasione dell’arrivo di The Crown 4, ecco il riassunto della stagione 3, per prepararsi ai nuovi episodi. grida l’infelice: V.S. E il governatore ne fece infatti promulgare una, in data del 13 di giugno, con la quale promette a ciascuna persona che, nel termine di giorni trenta, metterà in chiaro la persona o le persone che hanno commesso, fauorito, aiutato cotal delitto, il premio, etc. Son cose che una teoria astratta non riceve, non inventa, non sogna neppure; bensì la passione le fa. “Più di tre volte,” dice, “non ho mai visto ordinar la tortura, se non da de’ giudici boia: nisi a carnificibus14.” E parla della tortura, ordinata legalmente! dottrina universale, canone della giurisprudenza, che il giudice inferiore, il quale avesse messo un accusato alla tortura senza indizi legittimi, fosse punito dal superiore. Il triangolo del potere Attorno a Renzo e Lucia e al loro contrastato matrimoniale si dispongono le forze in … STORIA DELLA COLONNA INFAME Contesto storico Milano, allora amministrata dagli spagnoli, fu duramente colpita nel 1630 da una terribile peste diffusa in gran parte del nord della penisola italiana, nota anche come peste . Per favore, accedi o iscriviti per inviare commenti. E a proposito dell’impunità, senza impugnar l’autorità del senato in tal materia (chè alle volte gli uomini si tengon più offesi a metter in dubbio il loro potere, che la loro rettitudine), oppone che il Piazza “fu introdotto nanti detto signor Auditore solamente, quale non haueua alcuna giurisditione... procedendo perciò nullamente, e contro li termini di ragione”. lib. Non paia strano il veder uomini i quali non dovevan essere, anzi non eran certamente di quelli che vogliono il male per il male, vederli, dico, violare così apertamente e crudelmente ogni diritto; giacchè il credere ingiustamente, è strada a ingiustamente operare, fin dove l’ingiusta persuasione possa condurre; e se la coscienza esita, s’inquieta, avverte, le grida d’un pubblico hanno la funesta forza (in chi dimentica d’avere un altro giudice) di soffogare i rimorsi; anche d’impedirli. Inoltre demolirono la casa di uno dei due (del barbiere Giangiacomo Mora) e al posto di questa fecero erigere una colonna, che ricordasse l’avvenimento. Lui, era stato un fatto reale, che aveva servito d’occasione e di pretesto per accusarlo. Ma costretta a rispondere, la coscienza deve dire: fu anche colpevole; i patimenti e i terrori dell’innocente sono una gran cosa, hanno di gran virtù; ma non quella di mutar la legge eterna, di far che la calunnia cessi d’esser colpa. E del resto c’è in tutta questa storia qualcosa di più forte che lo schifo. A una tale interrogazione, la coscienza si confonde, rifugge, vorrebbe dichiararsi incompetente; par quasi un’arroganza spietata, un’ostentazion farisaica, il giudicar chi operava in tali angosce, e tra tali insidie. Considerato tra i massimi scrittori della nostra letteratura, fu autore di opere etico-religiose, storiche, poetiche. Con tutto ciò, gli esaminatori vanno avanti con le domande, sul luogo, sul giorno, sull’ora della proposta e della consegna; e, come contenti di quelle risposte, ne chiedon dell’altre. Morì a Milano nel 1873. Questa volta però, quegli uomini così facili a contentarsi, non son contenti, e tornano a domandare: per qual causa non ha detto questa verità prima di adesso, massime sendo stato tormentato nella maniera che fu tormentato, et sabbato et hieri. In occasione dell’arrivo di The Crown 4, ecco il riassunto della stagione 3, per prepararsi ai nuovi episodi. lib. [p. 799 modifica]Interrogato se il detto Barbiero assignò a lui Constituto il luogo preciso da ongere, risponde: mi disse che ongessi lì nella Vedra de’ Cittadini, et che cominciassi dal suo uschio, dove in effetto cominciai. —, Storia della colonna infame, edizione critica e commento a cura di C. Riccardi, Milano, Centro Nazionale di Studi Manzoniani, 2002 Milano. [p. 793 modifica]Il bisogno d’attaccarsi alla sua autorità, di travisare un atto irregolare e abusivo, e secondo la giurisprudenza comune, e secondo la legislazion del paese. In conformità del parere datoci dal Senato con lettera dei cinque del corrente, concederete impunità, in virtù della presente, a Stefano Baruello, condannato come dispensatore et fabricatore delli onti pestiferi, sparsi per questa Città, ad estintione del Popolo, se dentro del termine che li sarà statuito dal detto Senato, manifestarà li auttori et complici di tale misfatto. XXXVII, 79. Crim., Cap. Sua madre era Giulia Beccaria, figlia del celebre Cesare. [p. 790 modifica]E non c’eran più nemmen pretesti, nè motivo di ricominciare: quella che avevan presa per una scorciatoia, gli aveva condotti fuor di strada. Storia della colonna infame Introduzione (obiettivi e riflessioni di Manzoni) Nel 1630 dei giudici accusarono Giangiacomo Mora e Guglielmo Piazza di essere untori e li torturarono per ottenere una confessione. Ma dalla storia, per quanto possa esser succinta, d'un avvenimento complicato, d'un gran male fatto senza ragione da uomini a uomini, devono necessariamente potersi ricavare osservazioni più generali, e d'un'utilità, se non così immediata, non meno reale. Romanzi,
Storia della colonna infame “Ho giudicato conuenire,” comincia, “che V.E. Se qualcheduno avesse detto allo Spinola, che il Piazza non era stato interrogato punto intorno al delitto, lo Spinola avrebbe risposto: - Sono positivamente informato del contrario: il capitano di giustizia mi scrive, non questa cosa appunto, ch’era inutile; ma un’altra che la sottintende, che la suppone necessariamente; mi scrive che, [p. 792 modifica]messo ad una grave tortura, non lo confessò. Storia della colonna infame: Alessandro Manzoni: CAPITOLO SETTIMO . La Storia della Colonna Infame è un saggio storico scritto da Alessandro Manzoni, pubblicato come Appendice storica al suo celeberrimo romanzo storico, I promessi sposi (nella sua edizione definitiva del 1840), in una sorta di continuità necessaria, con le illustrazioni di Francesco Gonin alla seconda edizione del 1842. Appunto di italiano con riassunto con spiegazione e caratteristiche per la scuola superiore di un'opera manzoniana in relazione con i Promessi Sposi, de "Storia della colonna infame" N’ebbero parole di dolor disperato, parole di dolor supplichevole, nessuna di quelle che desideravano, e per ottener le quali avevano il coraggio di sentire, di far dire quell’altre. Nel capitolo XXXI dello scritto antecedente, s’è fatto menzione d’una grida, con la quale il tribunale della Sanità prometteva premio e impunità a chi rivelasse gli autori degl’imbrattamenti trovati sulle porte e sui muri delle case, la mattina del 18 di maggio; e s’è anche accennata una lettera del tribunale suddetto al governatore, su quel fatto. Gli si dice che nomini il detto Barbiero; e il suo complice, il suo ministro in un tale attentato, risponde: credo habbi nome Gio. È messo alla tortura; gli s’intima che si risolua di dire la verità; risponde, tra gli urli e i gemiti e l’invocazioni e le supplicazioni: l’ho detta, signore. Storia della colonna infame: Alessandro Manzoni: CAPITOLO TERZO . Ripassando gli atti che precedettero l’impunità, l’avvocato non fa alcuna eccezione espressa e diretta alla tortura data al Piazza, ma ne parla così: “sotto pretesto d’inuerisimili, torturato”. Il barbiere Giangiacomo Mora componeva e spacciava un unguento contro la peste; uno de’ mille specifici che avevano e dovevano aver credito, mentre faceva tanta strage un male di cui non si conosce il rimedio, e in un secolo in cui la medicina aveva ancor così poco imparato a non affermare, e insegnato a non credere. Molt’altri, seguendo Bartolo11, intesero che si potesse, quando i primi indizi fossero manifesti, evidentissimi, urgentissimi; e quando, condizione aggiunta poi anche questa, la tortura fosse stata leggiera12. Si dovette finire, e ricondurlo di nuovo, non confesso, in carcere. Alessandro Manzoni: il riassunto e cos’è la Storia della Colonna Infame. È lasciato giù, messo a sedere, interrogato di nuovo; risponde: io non so niente; V.S. D’una sola cosa credettero di dover chiedere spiegazione: per qual causa non l’ha potuto dire le altre volte. ah che assassinamento è questo! — E l’argomento sarebbe stato tanto più forte, in quanto, essendosi sparsa insieme la voce del fatto, e la voce che il Piazza ne fosse l’autore, questo avrebbe, insieme con la notizia, dovuto risapere il suo pericolo. Capitolo 3: E per venir finalmente all'applicazione, era insegnamento comune, e quasi universale de' dottori, che la bugia dell'accusato nel rispondere al giudice, fosse uno degl'indizi legittimi, come dicevano, alla tortura. E solo per farne memoria, e come un di que’ tratti notabili con cui l’eterna ragione si manifesta in tutti i tempi, citeremo anche la sentenza d’un uomo che scrisse sul principio del secolo decimoquinto, e fu, per lungo tempo dopo, chiamato il Bartolo del diritto ecclesiastico, Nicolò Tedeschi, arcivescovo di Palermo, più celebre, fin che fu celebre, sotto il nome d’Abate Palermitano: "Quanto il delitto è più grave," dice quest’uomo, "tanto più le presunzioni devono esser forti; perchè, dove il pericolo è maggiore, bisogna anche andar più cauti4". ... Che dica per …
20131019231940 Tanto pare che si fidassero sull’assedio di Casale! //it.wikisource.org/w/index.php?title=Storia_della_colonna_infame/Capitolo_III&oldid=- Alessandro Manzoni - La storia della Colonna Infame camente e moralmente impossibile. 1.2 Il caso della Storia della Colonna Infame 9 1.3 La peste 9 1.4 Gli untori 10 2 DA VERRI A MANZONI 12 2.1 Genesi 12 2.2 L'ambiente in cui nasce il trattato di Verri 13 2.3 Finalità illuministiche di Verri 14 2.4 Due diversi punti di vista 16 2.5 L’utile e la giustizia 17 3 PASSATO E PRESENTE 20 Non sapeva di certo, che dove stesse di casa, anzi di bottega; e, a un’altra interrogazione, lo disse. il decreto del senato non fa neppur menzione d’indizi relativi al delitto, non applica neppur la legge a torto; fa come se non ci fosse. Quaest. giacchè sarebbe troppo strano il supporre che travedessero essi medesimi a quel segno. Considerato tra i massimi scrittori della nostra letteratura, fu autore di opere etico-religiose, storiche, poetiche. Numquid potest repeti quæstio? Riassunto esame Letteratura italiana, prof. Marini, libro consigliato Storia della colonna infame, Manzoni. Lasciamo da parte che l’opinion più comune, anzi quasi universale, de’ giureconsulti, era (e se al ciel piace, doveva essere) che una tal massima non potesse applicarsi alla procedura, ma soltanto alla pena; "giacchè," per citarne uno, "benchè si tratti d’un delitto enorme, non consta però che l’uomo l’abbia commesso; e fin che non consti, è dovere che si serbino le solennità del diritto3". Saggio Capitolo Storia della colonna infame Gramsci spiega la differenza tra la Rivoluzione francese e italiana. Storia della colonna infame. 18, l. 18. Lo stesso bisogna dire d’un’altra invenzione, con la quale, nell’esame, andò incontro indirettamente a un’altra difficoltà, cioè come mai avesse potuto maneggiar quell’unto così mortale, senza riceverne danno. “E se concedessimo ai giudici,” dice l’autor medesimo, “la facoltà di mettere alla tortura i rei senza indizi legittimi e sufficienti, sarebbe come in lor potere il cominciar da essa... E per poter chiamarsi tali, devon gl’indizi esser verisimili, probabili, non leggieri, nè di semplice formalità, ma gravi, urgenti, certi, chiari, anzi più chiari del sole di mezzogiorno, come si suol dire... Si tratta di dare a un uomo un tormento, e un tormento che può decider della sua vita: agitur de hominis salute; e perciò non ti maravigliare, o giudice rigoroso, se la scienza del diritto e i dottori richiedono indizi così squisiti, e dicon la cosa con tanta forza, e la vanno tanto ripetendo2.”. Ma che la bugia dovesse risultar da prove legali, e non da semplice congettura del giudice, era dottrina comune e non contradetta. La conseguenza logica sarebbe stata di dichiarare assurda e ingiusta la tortura; ma a questo ostava l’ossequio cieco all’antichità e al diritto romano. Così eran riusciti a parlargli dell’imputazione, senza doverla discutere; a parlargliene, non per cavar dalle sue risposte i lumi necessari all’investigazion della verità, non per sentir quello che ne dicesse lui; ma per dargli uno stimolo potente a dir quello che volevan loro. Dice che in Italia conduceva la minoranza eroica la quale era interessata economicamente, e non a trovare formule ideali. Perciocchè era (e poteva non essere?) E qui, non accorgendosi come la verità che gli si presenta alla memoria, faccia ai cozzi con l’invenzione, risponde: è amico, signor sì, buon dì, buon anno, è amico, signor sì; val a dire che lo conosceva appena di saluto. Quello che passò in quell’abboccamento, nessuno lo sa, ognuno se l’immagina a un di presso. 60.000 milanesi: in un clima che vedeva la popolazione allo stremo, aggravato dalla ampia Op. E se l’uomo negava? E gli uomini che crearon quell’angosce, che tesero quell’insidie, ci parrà d’averli scusati con dire: si credeva all’unzioni, e c’era la tortura? Ah per amor di Dio! L’infelice inventava così a stento, e come per forza, e solo quando era eccitato, e come punto dalle domande, che non si saprebbe indovinare se quella promessa di danari sia stata immaginata da lui, per dar qualche ragione dell’avere accettata una commission di quella sorte, o se gli fosse stata suggerita da un’interrogazion dell’auditore, in quel tenebroso abboccamento. Riminaldi, Consilia; LXXXVIII, 53. 20 ottobre 2013 Questo testo è stato riletto e controllato. ../Capitolo IV Son le parole tradotte letteralmente, ma messe così fuor di luogo dal Ripamonti: dedit unguenta mihi tonsor. No; non c’era la tortura per il caso di Guglielmo Piazza: furono i giudici che la vollero, che, per dir così, l’inventarono in quel caso. [senza fonte] Le principali critiche mosse dal Nicolini sono:[2], Una difesa della Storia della colonna infame venne pubblicata da Leonardo Sciascia, che definì i giudici "burocrati del male"[3] e che propose un parallelo tra le vicende del processo e le leggi speciali contro il terrorismo volte ad assicurare l'impunità per i pentiti politici. Ma che dico? Cyni Pistoriensis, super Cod. “Nemmeno l’uscio suo proprio aveva unto il barbiere!” postilla qui di nuovo il Verri. XLVIII, tit. Gli domandano se detto Barbiero disse a lui Constituto per qual causa facesse ontare le dette porte et muraglie. Scaricare: Storia della colonna infame Libri Gratis (PDF, ePub, Mobi) Di Alessandro Manzoni Pubblicato nel 1840 come appendice a ‘I promessi sposi’ … La Storia della Colonna Infame è un saggio storico scritto da Alessandro Manzoni, pubblicato come Appendice storica al suo celeberrimo romanzo storico, I promessi sposi (nella sua edizione definitiva del 1840), in una sorta di continuità necessaria, con le illustrazioni di Francesco Gonin alla seconda edizione del 1842. Dig. La lettera che abbiamo accennata, fu scritta il 28 di giugno, cioè quando il processo aveva, con quell’espediente, fatto un gran passo. D’ordine del senato (come si ricava da una lettera autentica del capitano di giustizia al governatore Spinola, che allora si trovava all’assedio di Casale), l’auditor fiscale della Sanità, in presenza d’un notaio, promise al Piazza l’impunità, con la condizione (e questo si vede poi nel processo) che dicesse interamente la verità. Con un mezzo, sull’illegittimità del quale non dovevano ingannarsi, e non s’ingannarono infatti, poichè cercarono di nasconderlo e di travisarlo. L’infelice Piazza, interrogato prima, e contradetto con cavilli, che si direbbero puerili, se a nulla d’un tal fatto potesse convenire un tal vocabolo, e sempre su circostanze indifferenti al supposto delitto, e senza mai accennarlo nemmeno, fu messo a quella più crudele tortura che il senato aveva prescritta. È che non cercavano una verità, ma volevano una confessione: non sapendo quanto vantaggio avrebbero avuto nell’esame del fatto supposto, volevano venir presto al dolore, che dava loro un vantaggio pronto e sicuro: avevan furia. sapesse quello che si è scoperto nel particolare d’alcuni scelerati che, a’ giorni passati, andauano ungendo i muri et le porte di questa città.” E non sarà forse senza curiosità, nè senza istruzione, il veder come cose tali sian raccontate da quelli che le fecero. Alcuni però si contentavano d’un testimonio solo, purchè fosse maggiore d’ogni eccezione. IncludiIntestazione Riassunto per l'esame di Letteratura italiana, basato su appunti personali e studio autonomo del testo consigliato dal docente Storia della colonna infame, Alessandro Manzoni (pubblicata in appendice tit. Ma dalla storia, per quanto possa esser succinta, d’un avvenimento complicato, d’un gran male fatto senza ra-gione da uomini a uomini, devono necessariamente po- Quod suffocavit, 52. Alessandro Manzoni nacque a Milano nel 1785. La legge romana sulla ripetizion de’ tormenti8, era interpretata in due maniere; e la men probabile era la più umana. E parlando della menzione che fu fatta più tardi, e occasionalmente, di quell’impunità, dice: “e pure, sino a quel ponto, non appare, nè si legge in processo impunità, quale pure, nanti detta redargutione, doueua constare in processo, secondo li termini di ragione”. Grande biblioteca della letteratura italiana ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli Alessandro Manzoni Storia della colonna infame Introduzione Introduzione Ai giudici che, in Milano, nel 1630, condannarono a … 100% Op. et se quel tale sarà dei complici, gli promette anco l’impunità della pena. E non paia strano di vedere un tribunale farsi seguace ed emulo d’una o di due donnicciole; giacchè, quando s’è per la strada della passione, è naturale che i più ciechi guidino. Il Piazza, rimesso alla tortura, alzato da terra, intimatogli che verrebbe alzato di più, eseguita la minaccia, e sempre incalzato a dir la verità, rispose sempre: l’ho detta; prima urlando, poi a voce bassa; finchè i giudici, vedendo che ormai non avrebbe più potuto rispondere in nessuna maniera, lo fecero lasciar giù, e ricondurre in carcere. Alessandro Manzoni. Se, per impossibile, tutto quello che venne dopo fosse stato un concorso accidentale di cose le più atte a confermar l’inganno, la colpa rimarrebbe ancora a coloro che gli avevano aperta la strada. Il caro Alessandro Manzoni ha parlato dell’epidemia di peste del 1600 nel suo romanzo I Promessi Sposi. ), promessa dal Presidente della Sanità a costui l’impunità, confessò finalmente, etc.". Ed ecco cosa rispose: passai di là, et lui chiamandomi mi disse: vi ho puoi da dare un non so che; io gli dissi che cosa era? lib. P. Follerii, Pract.
//it.wikisource.org/w/index.php?title=Storia_della_colonna_infame/Capitolo_III&oldid=- Ah Dio mio! Senza entrare in nulla che toccasse circostanze, nè sostanziali nè accidentali, del presunto delitto, moltiplicarono interrogazioni inconcludenti, per farne uscir de’ pretesti di dire alla vittima destinata: non è verisimile; e, dando insieme a inverisimiglianze asserite la forza di bugie legalmente provate, [p. 783 modifica]intimar la tortura. Tutto Milano sapeva (è il vocabolo usato in casi simili) che Guglielmo Piazza aveva unti i muri, gli usci, gli anditi di via della Vetra; e loro che l’avevan nelle mani, non l’avrebbero fatto confessar subito a lui! lità degli uomini di legge: la storia della colonna infame è infatti la storia d’un gran male fatto senza ragione da uomini a uomini , come viene detto proprio nella prima pagina dell’opera.La legge, che dovrebbe costituire garanzia e protezione contro l’arbi- Quel libriccino Dei delitti e delle pene, che promosse, non solo l’abolizion della tortura, ma la [p. 782 modifica]riforma di tutta la legislazion criminale, cominciò con le parole: “Alcuni avanzi di leggi d’un antico popolo conquistatore.” E parve, com’era, ardire d’un grand’ingegno: un secolo prima sarebbe parsa stravaganza. se, come aveva dato prova di saper fare, persisteva a negare anche ne’ tormenti? Gran Cancelliere, il quale faceva le veci del governatore, pregavan questo di corroborarla con altra sua, con promessa di maggior premio. Se la tortura avesse prodotto il suo effetto, estorta la confession della bugia, tenevan l’uomo; e, cosa orribile! Il solo senato aveva, non dico l’autorità, ma il potere d’andare impunemente tanto avanti per una tale strada. Ed è già un merito non piccolo degl’interpreti, se, come ci pare, furon essi che lo prepararono, benchè lentamente, benchè senz’avvedersene, per la giurisprudenza. La Storia della colonna infame di Alessandro Manzoni appare come appendice a I Promessi Sposi nell'edizione del 1840. a che filo attaccarsi? Quanto è cieco il furore! Al Piazza l’impunità non fu promessa con un atto formale e autentico; furon parole dettegli dall’auditore della Sanità, fuor del processo. Parole dette in conseguenza d’un concerto già preso, a proposito d’un preservativo, le dà per dette all’intento di proporre di punto in bianco un avvelenamento, almen tanto pazzo quanto atroce. — Sì, signore, — avrebbe potuto rispondere: — avevo sentito dire che s’eran trovati unti i muri di via della Vetra; e stavo a baloccarmi sulla porta di casa vostra, signor presidente della Sanità! Il giorno seguente, 26 di giugno, il Piazza è condotto davanti agli esaminatori, e l’auditore gl’intima: che dica conforme a quello che estraiudicialmente confessò a me, alla presenza anco del Notaro Balbiano, se sa chi è il fabricatore degli unguenti, con quali tante volte si sono trouate ontate le porte et mura delle case et cadenazzi di questa città. “La bugia, per fare indizio alla tortura, deve riguardar le qualità e le circostanze sostanziali del delitto, cioè che appartengano ad esso, e dalle quali esso si possa inferire; altrimenti no: alias secus.”, “La bugia non fa indizio alla tortura, se riguarda cose che non aggraverebbero il reo, quando le avesse confessate.”.
Storia della colonna infame. In quel luogo delle difese c’è una parola buttata là, come incidentemente, ma significantissima. a cui la speranza di fuggire una morte spaventosa, non si presentava che accompagnata con lo spavento di cagionarla a un altro innocente! Storia della colonna infame Introduzione (obiettivi e riflessioni di Manzoni) Nel 1630 dei giudici accusarono Giangiacomo Mora e Guglielmo Piazza di essere untori e li torturarono per ottenere una confessione. Il motivo di quelle odiose, se non crudeli prescrizioni, di tosare, rivestire, purgare, lo diremo con le parole del Verri. Contro ogni legge, contro ogni autorità, come contro ogni ragione, ordina che il Piazza sia torturato di nuovo, sopra alcune bugie e inverisimiglianze; ordina cioè a’ suoi delegati di rifare, e più spietatamente, ciò che avrebbe dovuto punirli d’aver fatto. manzoniana e che uccise quasi la metà della popolazione provocando la morte di circa . Un fatto altrettanto innocente, e altrettanto indifferente fu, si vede, quello che gli suggerì la persona e la favola. Come racconta Alessandro Manzoni nella “Storia della colonna infame”, il barbiere assieme al commissario di Sanità Guglielmo Piazza era il principale accusato nel processo agli untori, durante la terribile pestilenza del 1630, processo che si concluse il 1° agosto con la condanna a …
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